L’adolescente Evitante (Disturbo di Personalità Evitante- DSM-5), è un soggetto che manifesta un comportamento sociale ritirato, evitando situazioni o legami.
Spesso tale atteggiamento si evidenzia soprattutto nell’adolescenza perché è il periodo nel quale si costruiscono i legami sociali con i pari e si ampliano le relazioni con il mondo esterno.
Chi è l’Adolescente Evitante?
L’Adolescente Evitante ( Social Withdrawal in Childhood and Adolescence ) ha, in genere, avuto un’infanzia già chiusa, con pochi amici e pochi interessi. Se ha frequentato uno sport, in genere non è di gruppo e non ha mai partecipato con entusiasmo a iniziative o eventi proposti dal contesto sociale di riferimento.
In genere gli Adolescenti Evitanti, frequentemente, si astengono da attività sociali in presenza dei pari. La mancanza di interazioni sociali durante l’infanzia può essere il risultato di differenti cause, fra queste paura e ansia o un interesse per la solitudine. A causa delle persistenti difficoltà sociali ed emotive, la condotta di evitamento si estende anche agli adulti e al gruppo dei pari.
Dalla prima infanzia fino all’adolescenza, gli Adolescenti Evitanti hanno difficoltà di adattamento e contemporaneamente difficoltà socio-emotive: ansia, bassa autostima, sintomi depressivi (anche pensieri suicidari) e internalizzazione dei problemi. Le difficoltà mostrate con i pari riguardano un atteggiamento di rifiuto, di vittimizzazione e di scarsa qualità di amicizie. Anche a scuola l’atteggiamento evitante si ripercuote nell’apprendimento, conseguentemente il rendimento scolastico non presenta il livello che l’adolescente potrebbe ottenere.
L’infanzia dell’adolescente evitante
Durante l’infanzia i bambini non sono interessati ai giochi propri dei loro coetanei, tendono a isolarsi e, quando sono insoddisfatti, a volte mettono in atto dei comportamenti aggressivi verso il mondo esterno. Tale atteggiamento viene letto come indicatore del loro disinteresse verso il mondo esterno e verso le relazioni sociali, per tale ragione gli adulti e i coetanei si dimostrano disinteressati e evitanti nei loro confronti.
Questi bambini non sorridono molto poiché sperimentano emozioni negative che oscillano tra tristezza, ansia, timore e sono facili all’irritazioni.
Cause
Le cause sono frequentemente da cercare in una difficoltà di attaccamento primario. Il disturbo reattivo dell’attaccamento (attachment disorders) si sviluppa durante la prima infanzia (0-3 anni), quando il bambino crea il legame con la figura di riferimento. Se durante questo periodo la relazione con il caregiver è tempestata di avversità, il risultato è una relazione disordinata, disorganizzata.
La conseguente modalità di porsi del disturbo reattivo di attaccamento (DRA) è l’evitamento delle figure di riferimento, che possono essere i genitori o persone diverse dai genitori che hanno il compito di prendersi accudire il bambino. L’atteggiamento manifestato è la non ricerca del loro sostegno e conforto quando prova disagio e vi risponde in misura minima quando viene offerto. Sebbene il bambino sperimenta disagio e sofferenza, tenta piuttosto di calmarsi da solo, mediante dei comportamenti come agitarsi, oscillare.
In un situazione che evidenzia una marcata assenza di conforto, sostegno e protezione da parte delle figure di riferimento, questi bambini sviluppano una visione di Sé, degli altri e del mondo costruita su contenuti di inadeguatezza personale. In presenza di queste negative esperienze precoci, il ritiro e l’evitamento sono delle risposte protettive al dolore e alla sofferenza.
La convinzione di non essere accettati dagli altri, la sensazione di non appartenenza e di rappresentare qualcosa di sbagliato causano la messa in atto di comportamenti diretti a un costante tentativo di proteggersi, difendersi e all’incapacità di regolare le emozioni nella vita di tutti i giorni (Ferguson, 2010).
Il rifiuto sociale e i cambiamenti per quanto riguarda gli affidatari, sono solo alcune delle condizioni di rischio che danno luogo a un disturbo reattivo dell’attaccamento (attachment disorders). Possono manifestare atteggiamenti di irritazione senza alcuna spiegazione oppure tristi o timorosi di fronte alla vicinanza dei familiari o tutori.
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