La cronaca nera scuote sempre gli animi delle persone per le efferatezze commesse ai danni spesso di donne e bambini. Quando si parla di negligenza verso i minori l’empatia popolare si scatena di più. Se un minore perde la vita a causa di un accudimento negligente privo di qualsiasi cura umana, l’indignazione è la risposta che tutti provano.
Da qui urge riscoprire un grande psicanalista che per primo studiò la deprivazione materna: René Spitz.
René Spitz (1887 – 1974) psicoanalista austriaco, è stato uno dei primi ricercatori che utilizzando il metodo dell’osservazione sul bambino, capì gli effetti della deprivazione materna ed emotiva.
La ricerca di Spitz
Spitz osservò due gruppi di bambini:
Dal 1945 al 1946 Spitz mise a confronto due gruppi di bambini istituzionalizzati.
- Il primo era costituito da 220 bambini, figli di donne detenute presso un carcere femminile, che avevano la possibilità di accudire i loro piccoli in un asilo nido annesso alla struttura.
- Il secondo comprendeva 91 neonati abbandonati e ricoverati in un orfanotrofio.
Spitz notò che in entrambi i casi i bambini venivano sufficientemente nutriti e curati dal punto di vista igienico, ma nel secondo gruppo, malgrado la presenza di operatrici professioniste appositamente formate per l’assistenza ai lattanti, i bambini presentavano un quadro clinico preoccupante. Molti di essi non crescevano regolarmente: soffrivano di evidenti ritardi nello sviluppo cognitivo e motorio – con sintomi quali mancanza di risposta agli stimoli esterni, inespressività del volto, spasmi muscolari, crisi di pianto – nonché un marcato abbassamento delle difese immunitarie. Il 37,3% di questi bambini morì entro il secondo anno di vita.
Come si poteva spiegare un simile risultato?
- Spitz diede la seguente spiegazione: il bambino non ha bisogno solo di cure materiali, ma anche e soprattutto di stabilire con la madre (o il caregiver) un forte legame affettivo. I sorrisi, le carezze, il tono della voce della madre e il contatto fisico col corpo di lei stimolano nel piccolo una reazione positiva assolutamente necessaria per il proprio corretto sviluppo.
- Il Sé già formato della madre permette la creazione e la formazione del Sé del figlio, attraverso una continua interazione fatta di sensazioni e di emozioni trasmesse attraverso simboli, ossia le parole e i gesti con cui la madre comunica il proprio affetto al figlio.
- Per Spitz, come abbiamo visto, la madre è per il bambino un vero e proprio “mondo simbolico”. Se invece questo legame è assente, o viene a mancare per un qualsiasi motivo, il bambino si sente abbandonato, smarrito, incapace di trovare quel punto di riferimento per lui vitale. Egli viene così trattato in maniera asettica e impersonale, come un oggetto da curare, quando invece ciò che gli serve è un ambiente in primo luogo affettivo e relazionale, prima ancora che materiale. Ecco quindi che lo stress emotivo causato dalla mancanza di una reale figura materna si ripercuote sulla maturazione del bambino, dando luogo a una serie di gravi disturbi fisici e psicologici. Privato dell’affetto della madre, il piccolo diventa apatico e indifferente; perde peso, si ammala facilmente perché il suo corpo non produce gli ormoni necessari alla crescita; non riesce a compiere i normali movimenti della sua età; spesso muore dopo pochi mesi o anni.
- Spitz ha definito “ospedalismo” (o “ospitalismo”, dall’originale termine inglese “hospitalism”) questo disturbo quando si presenta nei bambini che non hanno mai avuto alcun rapporto con le madri o con una figura equivalente, o lo hanno avuto solo per pochi giorni o settimane.
- La “depressione anaclitica” quando invece il bambino ha perso tale rapporto dopo alcuni mesi di vita, per esempio in caso di morte della madre. Il primo gruppo di bambini erano stati allevati in orfanotrofio, dove non avevano contatti affettivi tattili, dove un singolo infermiere doveva occuparsi di sette bambini contemporaneamente.
La Depressione Anaclitica fu il termine coniato da Spitz, per descrivere la reazione di un bambino in seguito ad una separazione prolungata; dolore, rabbia, e apatia dovuta alla deprivazione emotiva (la perdita dell’oggetto amato).
I comportamenti che si osservano nei neonati in seguito ad una separazione sono progressivi e aumentano con l’età. (sono già segnali di allarme rispetto al vissuto di un malessere)
I comportamenti sono:
- Primo mese: lamentele e richiami;
- Secondo mese: pianto e perdita di peso;
- Terzo mese: rifiuto del contatto fisico, insonnia, ritardo nello sviluppo motorio, assenza di mimica, perdita continua di peso;
- Dopo il terzo mese: cessazione del pianto, stato letargico.
Se il bambino si ricongiunge al suo caregiver (mamma) entro tre-cinque mesi, il recupero sarà rapido, ma dopo cinque mesi, il piccolo mostrerà una sintomatologia molto più grave. In Italia fino agli anni ’90 era in uso per le persone emigrate lasciare i figli ai nonni che rimanevano spesso nel paese di origine. I bambini più piccoli (2-5 anni) passavano lunghi periodi nelle famiglie d’origine, con conseguenze nefaste nelle relazioni con la figura di riferimento.
Gli studi miliari di René Spitz sono stati fondamentali per far capire l’approccio necessario e più giusto nell’accudimento dei bambini. In tanti Stati del mondo si è abbandonato il modello orfanotrofio per un modello che non intaccasse lo sviluppo fisico-emotivo-relazionale del bambino. Essi sono stati i primi a dimostrare sistematicamente il ruolo delle interazioni sociali negli esseri umani (siamo primati), quanto questi siano essenziali nello lo sviluppo dei bambini.
In tanti Stati del mondo la negligenza, l’incuria e il maltrattamento fisico e psicologico sono reati puniti dalla legge. Occorre, tuttavia, una società priva di pregiudizi e stereotipi per comprendere le madri e i genitori in difficoltà e aiutarli nel loro ruolo, finché questo non accadrà ci saranno sempre casi di bambini che ne subiranno le conseguenze. Inserire dei colloqui psicologici d’obbligo durante la gravidanza delle madri e durante tutto il primo anno di vita del neonato, aiuterebbe non solo la genitorialità che si sta formando ma avrebbe un ruolo preminente nella prevenzione della salute mentale.