Le rotture nocive (D.J.Siegel) sono strappi insanabili che si creano, a volte, tra genitori e figli. Sono rotture così rilevanti che spesso finisce il rapporto, non riuscendo a trovare un modo per andare avanti. Può accadere che non vi sia un distacco fisico continuando a condividere gli stessi spazi, ma non vi è più la condivisione emotiva della relazione e  pur avendo una comunicazione civile: il rapporto è compromesso.

Cosa sono le Rotture Nocive?

  • Le rotture (Harmful breaks) causano un intenso disagio emozionale e una dolorosa interruzione della sintonia tra genitore e figlio; possono essere sentite dal bambino come minaccia al suo senso di identità, per tale ragione creano danno alla psiche dell’individuo.
  • I bambini possono vivere, in questi momenti di rottura, il sentimento del rifiuto e il senso di sentirsi soli. La perdita del controllo delle proprie emozioni cominciando a gridare e inveire o a minacciare il proprio figlio possono causare una rottura di questo tipo. Di solito in questo stato il genitore sta comunicando con la parte inferiore del proprio cervello. Questa perdita di vicinanza tra genitore e figlio, spesso si associano a un opprimente sentimento di vergogna (shame). Tale vergogna a sua volta è accompagnata da reazioni fisiche e comportamentali: i bambini possono avere dolori allo stomaco, senso di pesantezza alla testa e arrivare ad evitare lo sguardo diretto; possono sentirsi spossati ed emarginati e cominciare a pensare di essere cattivi e sbagliati.
  • I genitori, fino a quando persistono in un tale stato, non possono porre rimedio alla rottura, prendere la distanza è importante per poter ritrovare la calma. Se invece cercano di continuare l’interazione rimangono prigionieri della loro reattività emotiva, questioni lasciate in sospeso ( background emotivo personale) compromettono la loro capacità di svolgere in maniera adeguata il ruolo di genitore.
  • Se le rotture nocive (harmful breaks) sono prolungate e frequenti possono avere effetti molto negativi sullo sviluppo del senso d’identità dei bambini, compromettendo lo sviluppo. Perché ciò non accada è fondamentale che tali rotture vengano riparate in modo empatico,  efficace e opportuno.

Come gestire le Rotture Nocive?

  • Quando il genitore si è tranquillizzato è in grado di riflettere sulla situazione, riemerge dallo stato inferiore. Può essere difficile considerare noi stessi come elementi dannosi o spaventosi per i nostri bambini; ma possiamo esserlo. Anche se è doloroso è importante riconoscere che si è perso il controllo poiché tale riluttanza può portarci a negare il ruolo che abbiamo svolto nel determinare la rottura della sintonia con i nostri figli. E’ essenziale assumersi la responsabilità delle proprie azioni: riconoscere le modalità che hanno contribuito alla rottura. E’ un passo importante nel processo di riparazione. (Scusarsi e manifestare che dietro c’era preoccupazione, ansia è un bell’inizio!)
  • Analizzare anche con i figli gli elementi della mente che hanno contribuito alla rottura e i processi che l’hanno portata. Importante riflettere sulle reazioni che si sono dimostrate e su quelle scaturite dai bambini. L’obiettivo è quello di raggiungere un nuovo livello di sintonia emozionale (emotional harmony) in cui entrambe le parti si sentono collegate e comprese.

La Sperimentazione della vergogna

  • Quello che si frappone tra genitore e figlio è un insopportabile senso di vergogna (shame). Quando un genitore sente di non essere capace di influenzare in maniera positiva i comportamenti dei propri figli, si scatenano dentro di lui una giostra di sentimenti quali: frustrazione, umiliazione, rabbia. Il provare l’esperienza di sentirsi in difetto piò associarsi al senso di vergogna, il quale ha un’origine più antica, spesso nell’infanzia dell’individuo. La valanga di emozioni e difese che si scaturiscono possono far perdere di vista i bisogni dei figli e far sprofondare il genitore in uno stato inferiore.  E’ necessario fermarsi e cercare una comunicazione collaborativa e continente.

Quando siamo in uno stato di vergogna (shame) ci preoccupiamo eccessivamente delle opinioni degli altri e siamo ossessionati dall’idea di che cosa sia giusto e che cosa sia sbagliato. (D.J. Siegel)

  • Un contesto simile può portarci a trattare il figlio in modo particolarmente severo perché ci sentiamo umiliati e non in sintonia con le loro esigenze motivazionali. Sentirsi giudicati incompetenti e incapaci fa provare al genitore un sentimento di vulnerabilità. Sperimentare la mancanza di controllo sui propri figli provoca nel genitore un senso di vergogna causato dalla mancanza di autorevolezza e d’impotenza. Ancor più questo sentimento può ricordare questioni lasciate in sospeso che attivano modalità di risposta rigide e inflessibili. Quando la cascata delle difese si scatena per arginare il senso di vergogna, entriamo in uno stato inferiore della mente.
  • Nelle rotture nocive la vergogna ha un ruolo centrale anche nel bambino. Il senso di distacco emotivo dal genitore può indurre uno stato di vergogna quando necessiterebbe un forte bisogno di sintonia. Quando la rottura si protrae, la vergogna può diventare dannosa, alterando il senso di Sé del bambino. Se alla separazione si aggiunge anche la rabbia del genitore, il bambino può sviluppare vergogna e umiliazione insieme. Sono forte sentimenti che portano il bambino a sentirsi a disagio ed a pensare che c’è qualcosa di sbagliato in lui. Esperienze di rotture protratte, ripetute e non risolte sono nocive per lo sviluppo della mente del bambino.
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