In Italia la sindrome del nido vuoto non sembra apparentemente colpire come negli altri paesi, perché i cuccioli stanno a casa fino a tarda età. I dati parlavano fino a qualche anno fa, di un’età media di 28 anni, con punte in alcune zone d’Italia di 30 anni, oggi i dati sono aumentati. Il profilo medio di chi resta a casa ha un età compresa tra i 30-35 anni: i maschi sono in numero maggiore.

  • Le ragioni sono tante, per qualcuno il lavoro poco salariato non permette un’uscita dignitosa, per qualcun altro è tranquillamente dovuto alla comodità di vivere con chi si occupa di tutto ivi comprese le bollette. Poi ci sono quelli che non riescono a vivere da soli, così preferiscono rimandare finché non trovano un partner con cui condividere un tetto in comune.
  • La famiglia di oggi si prepara a tenere i figli a lungo in casa e spesso i genitori non chiedono l’autonomia della loro prole bensì promuovono comportamenti atti a procrastinare la loro uscita di casa. Arriva così il giorno dai genitori tanto temuto.

Sindrome del Nido Vuoto (Empty nest Syndrome)

La sindrome del “Nido Vuoto” si riferisce ad un determinato stato psicologico che colpisce i genitori, entrambi o uno dei due, nel momento esatto in cui il figlio/a esce di casa per avviare il proprio progetto di vita.

Una volta questo avveniva con il matrimonio, poiché ci si sposava giovani. Con il matrimonio finiva lo stato di figlio e cominciava quello di marito o moglie. Adesso i confini identitari sono diventati labili e meno chiari.

Ci sono adulti che prima si occupano dei propri studi (spesso lunghi) e della propria carriera, quindi l’uscita è rimandata per uno stato di dipendenza economica del soggetto alla famiglia d’origine. A questo si aggiungono usi e costumi completamente modificati negli ultimi trent’anni: la convivenza, la nascita dei figli e infine le nozze. La maggior parte degli individui segue il proprio progetto, lasciando per ultima l’indipendenza. La famiglia italiana si è modificata e, il suo cambiamento non è ancora finito. Tutti questi cambiamenti hanno contribuito a modificare e spostare di almeno 10 anni l’uscita dei figli da casa.

La sindrome del nido vuoto si presenta con differenti sintomi. I sintomi si manifestano in svariati modi e forse in un’età che per i genitori di oggi è in concomitanza alla pensione, quindi già ad un cambiamento dei propri eventi di vita. (Life Events)

Sintomi più diffusi

Lo stato depressivo colpisce indifferentemente uomini e donne, con una componente maggiore per chi ha investito di più nella relazione e per chi fatica a ricostruire un ruolo attraverso un progetto di investimento personale o professionale.

Freud diceva che gli stati depressivi provati dopo la perdita di qualcuno, non erano solo l’espressione della mancanza della persona che lasciava un vuoto, ma dall’investimento emotivo-relazionale trasferito sull’oggetto.

I genitori trasferiscono sui figli tutto l’investimento di cui dispongono: a livello affettivo, relazionale, educativo e anche materiale. Quando tutto questo finisce, non solo vi è un vuoto presente ma anche un investimento che non trova più il suo oggetto su cui sfociare.

  • Agli stati depressivi si associano forti sentimenti di tristezza e di dolore. Si presentano stati di angoscia. Tutti questi sintomi si associano in genere al lutto. Come il lutto, la “sindrome del nido vuoto” può essere considerata normale e fisiologica, ma si considera patologica qualora persista troppo a lungo, trasformandosi in depressione. I genitori si ritrovano in una situazione nella quale affrontare la solitudine dell’abbandono, la casa adesso appare vuota (nido), un luogo in cui per molti anni hanno allevato la prole.
  • La nuova condizione può essere un momento nel quale ricrearsi, riprogettarsi assieme verso nuove sfide e nuovi traguardi oppure può essere una fase nella quale porta alla luce una crisi di coppia. Una coppia che per troppo tempo è stata collaborativa su un piano strettamente genitoriale ma ha tralasciato di investire nella coppia, presenta delle fragilità che con l’uscita dei figli si presenteranno. È frequente che in questa fase tante coppie si separino, rendendosi conto che solo la prole li univa.
  • A questo si aggiunge una rappresentazione mentale che alcuni genitori hanno dei propri figli (spesso non lo ammettono) e che scatena la sindrome. I genitori vivono i figli come un prolungamento di Sé stessi e quando essi non rispondono alle richieste fatte, si sperimenta il sentimento del fallimento. L’uscita dei figli di casa è vissuta come una sconfitta, uno smacco alle richieste fatte o ai desideri non esauditi. Fallimento che porta inevitabilmente a stati depressivi fino alla depressione stessa.

Una delle ragioni per cui non abbiamo dati certi sulla “sindrome da nido vuoto” è perché spesso questi stati emotivi sono associati a eventi diversi della propria vita che il soggetto sta vivendo. Sono così celati anche a chi ne soffre, credendo di avere problemi fisici o di altra natura.

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