Il “trauma psichico” è un concetto assai complesso e di non comune definizione. Secondo alcune correnti culturali che fanno riferimento alla teoria delle relazioni oggettuali e dell’attaccamento, gli eventi traumatici chiamano in causa il problema delle relazioni umane, aprono una falla all’interno degli attaccamenti in famiglia, all’amicizia, all’amore e in generale al mondo.
Secondo Liotti (2011) il trauma attiva arcaici meccanismi di difesa dalle minacce ambientali (immobilità tonica o freezing e immobilità dopo le reazioni di attacco-fuga) che provocano il distacco dall’usuale esperienza del Sé del mondo esterno e conseguenti sintomi dissociativi (depersonalizzazione e derealizzazione).
Questo distacco implica una brusca sospensione nell’esercizio delle normali capacità di riflessione e mentalizzazione e quindi un ostacolo all’integrazione dell’evento traumatico nella continuità della vita psichica. Da tale dis-integrazione delle memorie traumatiche rispetto al flusso continuo dell’autocoscienza e della costruzione di significati deriva la frammentazione della rappresentazione di Sé, o meglio la molteplicità non integrata degli stati dell’Io, che caratterizza la dissociazione patologica.
Il Trauma porta sempre un danno Psichico
- Il danno psichico che si crea nell’ambito della vita relazionale è molto importante: riguarda sia le strutture psicologiche del Sé, sia i vari sistemi di attaccamento. Gli eventi traumatici interrompono il collegamento tra l’individuo e il resto del mondo, e non possono essere elaborati dal soggetto. La sicurezza e la fiducia di base nel mondo viene acquisita dall’individuo nei primi anni di vita attraverso la relazione con chi si prende cura di lui, ed essa diventa nell’adulto la base sulla quale la persona si relaziona con se stessa e con il mondo. Nelle situazioni di terrore, la gente automaticamente va a ricercare le proprie fonti primarie di conforto e protezione. Le situazioni traumatiche creano un disperato senso di abbandono, alienazione, e interruzione del contatto con le relazioni, da quelle più intime a quelle più distanti, con una conseguente perdita di fiducia nei confronti di sé, degli altri. (Herman)
- La reazione traumatica subentra quando non è possibile nessuna azione, quando la resistenza e la fuga non sono praticabili. Il sistema di autodifesa viene sopraffatto e disorganizzato. Ogni componente della risposta ordinaria al pericolo (per esempio uno stato di eccitazione abnorme), avendo perso utilità, tende a persistere in uno stato alterato ed esasperato per lungo tempo anche dopo la fine del pericolo. Gli eventi traumatici producono cambiamenti profondi e duraturi nello stato di allarme psicologico, nelle emozioni, nello stato cognitivo, nella memoria ed anche nel cervello. A seguito di un avvenimento traumatico vi sono elevate probabilità che il soggetto sviluppi un Disturbo Post Traumatico da Stress; il manifestarsi di tale sindrome dipende principalmente dalla natura del trauma, ma anche dalla strutturazione di personalità del soggetto prima del trauma e dalla reazione (sostegno o rifiuto alla vittima).
Conseguenze del trauma sulle persone
Herman divide i sintomi che caratterizzano i soggetti traumatizzati in tre grandi categorie: ipervigilanza, intrusione e costrizione.
- L’ipervigilanza è la conseguenza dell’esperienza traumatica; il sistema umano di autoconservazione sembra entrare in uno stato di allerta permanente come se il pericolo potesse ripresentarsi da un momento all’altro. La persona traumatizzata si spaventa facilmente, reagisce con irritabilità a piccole provocazioni, dorme poco o male. I dati disponibili suggeriscono che lo Stress nelle prime fasi della vita possa provocare modifiche durature in sistemi neurotrasmettitoriali multipli e nelle strutture cerebrali. È stato ipotizzato, pertanto, che esperienze negative precoci possano determinare una vulnerabilità allo sviluppo di diverse patologie psichiatriche.
- La ricerca dell’evitare gli stimoli associati al trauma, oltre al determinare l’evitamento dell’agire, pone anche il corpo in uno stato di “congelamento“, che non consente il normale fluire di stati e situazioni diverse. E’ stato dimostrato da esami neurologici (Van der Kolk) che l’atrofia dell’ipofisi rende impossibile all’individuo interessarsi alle informazioni nuove che gli vengono dal mondo, rendendolo apatico e passivo, e congelando la capacità immaginativa e creativa del soggetto. La percezione nelle vittime di un trauma cambia: o vedono il trauma dovunque, oppure non vedono nulla. Si verifica un arresto dell’immaginazione e della creatività, si ha una perdita del pensiero come capacità di creazione sperimentale.
- Per lungo tempo anche dopo che il pericolo è cessato, le persone traumatizzate rivivono l’evento come se fosse continuamente ricorrente nel presente. Il trauma irrompe ripetutamente nel corso della vita normale (intrusione). E’ come se il tempo si fermasse al momento del trauma.
L’instabilità dovuta all’alternanza di stati dissociativi e di sintomi intrusivi, spesso accompagnati da uno stato di ansia cronica generalizzata, aumentano il senso di imprevedibilità nel soggetto e rendono più intenso il sentimento di sfiducia verso il futuro.
Cosa hanno subito le persone traumatizzate?
- Violenza fisica
- Maltrattamento fisico
- Maltrattamento psicologico
- Lutto di una persona importante
- Guerra
- Tortura
Questi sono i più comuni, ma ci sono situazioni che spesso affrontiamo e possono avere un risvolto per noi traumatico.
Esempio: un’interrogazione a scuola può suscitare un senso di inadeguatezza quando un professore è particolarmente severo e aspro, lasciando l’allievo in uno stato di forte ansia e blocco. Rivivendo la situazione ogni qual volta che viene interrogato.